(di Roberto Greco)

Sanremo è oramai alle porte e già iniziano le scommesse su chi saranno i papabili per la vittoria e, quindi, su quali siano i favoriti. Sono state consegnate alla stampa specializzata, per l’ascolto preliminare, le ventiquattro canzoni in gara alla kermesse musicale del 2020. Secondo la Sisal, i possibili vincitori potrebbero essere Anastasio e Achille Lauro. Anastasio, per la prima volta sul palco dell’Ariston, presenta il nuovo singolo. Ad un passo da lui troviamo Achille Lauro che calpesta per la seconda volta il palco del Festival. Sullo stesso filo di lana troviamo anche Giorgia Angi, la rivelazione di “Amici 18” che tiene alta la bandiera dei “talent show” quale possibile vetrina alternativa alle kermesse più tradizionali. Sempre secondo la Sisal, molto lontane dal podio, le canzoni presentate da Rita Pavone, Paolo JannaccieElettra Lamborghini. Ma come sono le 24 canzoni che i big canteranno sul palco dell’Ariston?

Achille Lauro “Me ne frego”

Achille Lauro sembra essere rimasto al volante sua vecchia RollsRoyce, e si presenta con un brano spudoratamente menefreghista.Siamoancora in zona rock anni ’80 ma il suo brano risulta essere meno incisivo e con un testo che, sicuramente, non passerà alla storia.

Alberto Urso “Il sole ad est”
Si tratta del classico brano classicheggiante con qualche vocalizzo sul finale. Ovviamente rivolto a un pubblico che apprezza il genere di “bocelliana” memoria, e non solo. E se finisse sul podio?


Bugo e Morgan “Sincero “
Un brano che si muove tra Bluvertigo e Battiato. Molto più Morgan che non Bugo,la prima strofa, piuttosto lunga, la canta Morgan e, inevitabilmente, condiziona il brano. Bugosembra arrivare dopo, anche musicalmente parlando. Tastiere incalzanti, ritmica squadrata sembra essere un brano che piacerà a chi ama la buona musica.

Anastasio “Rosso di rabbia”
Potentissimo e inquietante, tra panico e terrorismo. Sarà un forte picco nella temperatura dello show.Non si trattadel classico rap ma di un brano rock-blues moltochitarrosocon un finale che ci fa tornare indietro nel tempo quando i Battaglia e i Fornili ci regalavano le lunghe suite chitarristiche come chiusura dei brani, facendone un pezzo più pronti per i palchi estivi delle feste di piazza che non il palco garbato dell’Ariston.


Diodato “Fai rumore”
E’ una canzone che scivola facilmente tra le nostre labbra, una canzone da cantare. Dopo una lenta partenza affidata al pianoforte, il brano cresce sino ad esplodere in una forte melodia con un imprevisto finale ad effetto.

Elodie  “Andromeda” 
Firmato da Mahmoode Dardustè pieno di citazioni di Nina Simone che però era e resta irraggiungibile nonostante gli sforzi, spesso vani, di Elodie.


Enrico Nigiotti  “Baciami adesso”
Forse non verrà ricordato come uno dei brani migliori di Nigiotti inoltre sembra uscito da un’altra epoca e non solo musicale.


Elettra Lamborghini “Musica (e il resto scompare)”

“Ritmo e energia”, sponsorizza Amadeus ma il brano rimane in attesa di un senso che continua a non arrivare ma che, inevitabilmente, riuscirà a far ballare.

Francesco Gabbani“Viceversa”
Testo scritto a quatto mani con Pacifico,autore che continua a rivelarsi interessante, e che, grazie ad un fischio molto astuto, quasi di morriconiana memoria ma questo non è il West e il risultato si trasforma in un solido tormentone.


Giordana Angi “Come mia madre”
Gino Castaldo loha definito “ai limiti dell’illegalità,perché parlare di mamme a Sanremo dovrebbe essere proibito dal regolamento” e se lo dice lui, dobbiamo crederci.

Michele Zarrillo “Nell’estasi o nel fango”
Ritornello in falsetto alla Sylvesterper una ballad costruita dalle mani di un  mestierante. Unapossibile fotografiadella nostra epoca, che risulta però sfocata e troppo distante

Junior Cally“No grazie”
Brano irriverente, sboccato, antipolitico e con citazione di proverbi triti e ritriti ma potrebbe essere una delle sorprese del festival ma, al tempo stesso, risulta essere il brano più politico tra quelli in gara. Ritmica potente che coinvolgela mente ma anche il corpo, facendo muovere il piede che è costretto a “tenere il tempo”.


Paolo Jannacci  “Voglio parlarti adesso”
Ci si aspettava qualcosa di più, dal figlio del compianto Enzo, ma, anche se “la classe non è acqua”, il brano risulta essere solo un buon vino novello. Una balladper pianoforte e orchestra nella migliore tradizione della canzoni scritte ad hoc per il festival.


Irene Grandi “Finalmente io”
Firmata da GaetanoCurreri e Vasco,coppia abilissima a creare pezzi per voci femminili,ha la forza del brano autobiografico e risulta essere trascinante. Let’s rock, guys.


Le Vibrazioni “Dov’è”
Brano che, forse, ha bisogno di più di un ascolto e, per questo, pagherà il suo prezzo al festival ma ha le caratteristiche, anche grazie alla voce di Sarcina, matura al punto giusto di arrivare lontano, oltre il palco dell’Ariston.


Rancore “Eden”
Brano intenso con uno dei testi migliori, ricco di riferimenti della nostraattualità, quasi un paradiso perduto da (ri)conquistare.

Piero Pelù “Gigante”
Oramai più vicino ai sessanta che non ai cinquanta, il “nonno” Piero porta, alla sua prima presenza sul palco dell’Ariston, un pezzo dedicato al nipotino. Pelù è quello che ci aspettiamo, non sorprendente, quasi scontato e che ben rappresenta uno dei rocker nazionali.


Pinguini tattici nucleari “Ringo Starr”
“In un mondo di Paul e John, sono Ringo Starr”. Brano caratterizzato da suoni urban, vantaun ritornello allegro e molto accattivante. I “Pinguini” potrebbero farci dimenticare“Lo Stato Sociale” che, dopo la performance dello scorso anno sul palco del festival, oggi sembrano più interessati ad altro.


Levante “Tikibombom”
Nonostante il titolo non si tratta un brano trap-latin. La siciliana Levante si rivolge agli “animali stanchi che non seguono il branco”, alle anime in pena eagli ultimi della fila anche grazie al suo essere stralunata ed ellittica quanto il brano che presenta.


Marco Masini “Il confronto”
Questa volta Masini si guarda allo specchio e parla di sè, coraggiosamente,come di uno“stronzo”, ma in modo sincero e toccante in un brano autobiograficoche, in realtà, racconta storie che possono riguardare molti di noi.

Rita Pavone “Niente (resilienza 74)”
Incomprensibile, rabbioso, una Pavone irriconoscibile, affrancata forse dalle mille polemiche che la riguardano, canta una canzone “danzereccia” che alla fine non lascia nulla.
 
Riki “Lo sappiamo entrambi”
Sembra un brano scritto più per l’edizione del 1990, che non quella del 2020. Troppo lontano dall’immagine di cantante bellino che non riesce a scrollarsi di dosso anche seRiki, inevitabilmente, rappresenta la quota giovanil-televisiva ma il suo brano rischia di essere dimenticato prima di Pasqua.

Tosca “Ho amato tutto”
Scritto da Pietro Cantarelli, autore e pianista pop eccelso che a lungo ha collaborato con Ivano Fossati, per una grande interprete qual è Tosca, forse potrebbe rappresentare la rivincita della misconosciuta artista che, nonostante i suoi esordi risalgano ai primi anni ’90 e nel suo curriculum ci siano una vittoria al Festival nel 1996, in coppia con Ron e diverse“Targhe Tenco”. Brano intenso, d’atmosfera, impreziosito da ricami vocali.Si tratta di un brano senza ritornello, con sfumature di voce che contribuiràa far diventare l’Ariston, anche se solo per una manciata di minuti, un palco elegante.
 
Raphael Gualazzi “Carioca”
Non siamo a Rio, come suggerisce il titolo, ma viaggia tra Cuba e diverse capitali europee, portando divertimento e swing. Sonorità urban e pianoforte suonato in stile cubano che mette addosso una gran voglia di ballare.

Comunque sia, buon Sanremo a tutti.