I Cocci, questo è il nome del gruppo di artisti emergenti in mostra presso la galleria del PALAB, collettiva inaugurata venerdi 7 aprile e che rimarrà aperta al pubblico per tutto il mese.
Il gruppo di artisti si sono presentati con il nome di “Cocci”, definizione non banale, ansi è una scelta profonda e responsabile, viene quasi da chiedersi se gli autori di questa collettiva siano consapevoli di cosa significhi essere “Cocci”. I Cocci racchiudono l’essenza della civiltà. Tutto quello che noi oggi sappiamo sull’evoluzione umana è a nostra conoscenza grazie a dei “Cocci”. Le varie ere storiche arrivano a noi, proprio sotto forma di frammento, da secoli l’uomo moderno per costruire il futuro, studia il passato scavando nella roccia alla ricerca di “Cocci” preziosi.
Il primo Coccio è LOREDANA D’UGO la quale utilizza le sue creazioni come strumento per indagare su fobie, paure e passioni, alcune opere sembrano un tributo alla materia stessa altre sembrano essere un inconscio studio di De Chirico il maestro del metafisico. Così le tele sembrano trasformarsi in un viaggio della memoria artistica della nostra Nazione, più che un viaggi o interiore d’inquietudine del proprio essere.
Il secondo Coccio si chiama PIETRO MISTRETTA e vuole raccontare il mondo nell’essenza naturale della creazione e ci riesce benissimo. Gioia, vitalità, bio,tutto viene espresso nelle sue tele. Pietro sembra il pennello di madre natura.
Il terzo Coccio è ROSALBA CANNAVÒ e ci racconta il famoso detto: Gli occhi sono lo specchio dell’anima. I Volti di donna rappresentati sembrano essere le pagine del diario segreto dell’autrice. Gli occhi raccontano le speranze, i sogni, le delusioni… l’autrice sembra aver trovato nella tela il proprio taccuino di vita.
Poi incontriamo il Coccio VINCENZO RAIMONDO e le sue immagini, che definisce “digital art” perché frutto di strumenti tecnologici. L’autore sembra volerci raccontare una storia cui protagonista è il tratto grafico che si esprime viaggiando nel tempo.
Grazie a questi quattro “Cocci”, questa particolare collettiva ospite al PALAB è un’esperienza da vivere solo per il fatto stesso che gli autori si siano definiti Cocci, e per tanto l’osservatore-fruitore diventa il rappresentante dell’uomo moderno che tramite i cocci cerca di costruire passato e presente, in questo caso, utilizzando l’espressione artistica di autori emergenti contemporanei, figli di un era, la nostra, che sta perdendo cocci da ogni dove, senza preoccuparsi di preservarli.