Libro “Dimmi dove sei” casa editrice Pagine

Recensione a cura di Ilaria Solazzo

Recensione a cura di Ilaria Solazzo

Quella di Grazia Distefano, racchiusa in “Dimmi dove sei”, raccolta edita da Pagine, è una poesia dai toni Pirandelliani.

A leggere le 92 pagine di questa raccolta, ci si immedesima con lo sguardo della poetessa; la sua è una visione profonda, raccolta e tenue. Brillano piccoli scorci di vita, guizzano le parole e sfiorano l’anima. In questo modo così delicato il lettore è immerso nel mondo di Grazia Distefano.

Ogni testo è un annotazione di quanto è accaduto alla scrittrice negli anni. La sua età non è di impedimento nel dimostrarsi, anzi è forse per questo che i ricordi appaiono vivi e vividi nei versi ed è come se fossero rivissuti nuovamente, con sentimento.

Una poetica del quotidiano, d’incanto e tracciata da una visione della vita autentica. È a tutti gli effetti una poesia sincera, che segue una linea ben precisa, una crescita continua verso una maturità e una conoscenza e coscienza più adulta. Infatti la poetessa ci porta con dolcezza di fronte a immagini anche meno gioiose, se vogliamo, meno gaie. È il caso di “Il fato” a pag. 38. L’anima urla, non è sopita come si può pensare, ma fa sentire fortemente la sua voce, urla e prende in ostaggio, attacca con armi che solo lei conosce, sa di poter usare per ferire e creare morte.

È un’anima, quella della scrittrice, che ricorda, rammenta di voragini, di solitudini, di eventi, sta lì in agguato, silente.

Intervista

Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista e blogger, ha intervistato per noi la scrittrice e poetessa Grazia Distefano.

ILARIA – Cos’è la poesia? Quale funzione ha nella tua vita?
GRAZIA – Dare una definizione di poesia è più complicato di quanto sembri. Poesia è l’arte di tessere, intrecciare il proprio vissuto con le emozioni e i sentimenti attraverso la parola. Il mio concetto di poesia è strettamente aderente alla realtà, sia personale sia sociale. Ritengo che proprio sul poeta, ancor più che su uno scienziato, gravi il compito di indagare l’animo umano alla ricerca di risposte. Questo è esattamente ciò che ho fatto scrivendo questa silloge, all’inizio inconsapevolmente. Solo alla fine, dopo aver composto l’ultima poesia, ne ho preso coscienza e capito di aver vissuto un vero e proprio viaggio esistenziale e di averlo raccontato in versi, quasi un diario di bordo.

ILARIA – Gli artisti hanno dei maestri di riferimento, quali sono i tuoi?
GRAZIA – Potrei citare dei poeti, tra questi certamente Pessoa, Walt Whitman, Jorge Luis Borges, ma non posso trascurare l’indiana Clarissa Pinkola Estès e Massimo Recalcati.

ILARIA – Ci vuoi parlare di questo libro che hai pubblicato?
GRAZIA – È un libro che, se avessi potuto scegliere, non avrei voluto scrivere. Nessuno di noi può scegliere la propria vita, mi sarei risparmiata almeno un paio di esperienze.

ILARIA – Spiegaci meglio…
GRAZIA – Ciò che possiamo fare è guardare all’Estraneo che ci abita dentro, scrutarne gli anfratti più insidiosi, porci delle domande nel tentativo di arrivare alla Sapienza sedimentata nel cuore. Quello che più ci sostanzia sono proprio le cose da cui avremmo voluto fuggire.

ILARIA – E quindi?
GRAZIA – Nel mio libro c’è dolore, ma anche speranza, sentimento vivo che non ha mai sofferto e che mi ha anzi portata ad abbracciare il Cielo verso il sentimento rappacificante che ora mi abita. In quanto esseri umani cadiamo perché abbandoniamo l’Amore. Per risalire la china occorre riaccendere il fuoco della coscienza e della comprensione e per farlo bisogna percorrere un lungo percorso.

ILARIA – Scrivere ti ha aiutata?
GRAZIA – La poesia è stata il mio urlo silenzioso. E ho rimandato a lungo la pubblicazione. Nel frattempo lo stile è cambiato e così i contenuti fino a quando non sono stata pronta a compiere il salto. Oggi il mio urlo è udibile e ha una sua eco ogni volta che qualcuno mi legge. Racconta verità, le mie ovviamente. Ma quando qualcuno dice “mi sono curato con le tue poesie” siamo di fronte ad una verità condivisa, una fortuna abbastanza rara che mi è già toccata.

ILARIA – Hai un nuovo lavoro in programma?
GRAZIA – Sto facendo varie cose, niente che abbia realmente programmato. La poesia, se si riesce a mantenere un atteggiamento rispettoso, è una grande maestra. Sto seguendo la Sua scia.