Dopo la delusione dell’eliminazione durante la “Last Call” di X Factor il giovane cantante di origini siciliane guarda al suo futuro e lascia spazio ai suoi sogni

Giuseppe Roccuzzo ha ventiquattro anni. Due anni fa ha avuto la possibilità di lasciare l’isola in cui era nato per cercare fortuna al nord, come tanti siciliani, ma non solo, continuano a fare. In tasca il diploma dell’istituto alberghiero e nel cuore la musica. Gli abbiamo chiesto di raccontarsi.

Avevo già iniziato a lavorare, grazie al diploma che avevo conseguito all’istituto alberghiero di Modica. Due anni fa, avevo appena compiuto 22 anni, due mie sorelle si sono sposate e i loro mariti avevano trovato lavoro a Luino, nel profondo nord. L’altra mia sorella, inoltre, aveva deciso di frequentare l’università al nord. Ho quindi deciso di seguirle, vista la maggiore disponibilità di lavoro che c’era in quella zona dell’Italia.

E la musica? Com’è entrata nella tua vita?

Da subito. Mia madre canta e mio padre suona la chitarra. A mia madre è sempre piaciuto il pop italiano e ascoltava Battisti, Dalla, Giorgia. E’ stata lei a trasmettermi la passione per la musica e, soprattutto, per il cantautorato italiano.

Quando hai capito che la musica sarebbe stata il tuo modello di espressione?

Non so esprimermi bene con le parole, sono molto impacciato e penso di averlo dimostrato anche sul palco di X Factor. Quando canto, però, cadono tutti gli schemi e gli schermi. Con la musica riesco a esprimere le mie emozioni e la mia empatia nei confronti del mondo esterno. Ma, soprattutto, tutte le volte che cantavo la gente che mi ascoltava si emozionava. Fare musica mi fa sentire protetto.

È successo anche a Emma, il giudice di X Factor che hai fatto piangere ben due volte durante la fasi iniziali del talent

Sì, esatto. Ma ti garantisco che vedere Emma, artista che amo profondamente, emozionarsi mentre cantavo è stata una delle soddisfazioni più importanti della mia vita. Nello sguardo di chi ascolta vedo che le parole e quello che voglio trasmettere arrivano dritte al cuore e così è successo a Emma e agli altri giudici.

Ti abbiamo visto e ascoltato sul palco delle fasi iniziali di X Factor ma ti abbiamo anche visto nel backstage, durante l’esibizione dei tuoi colleghi e anche in questo caso le tue emozioni erano evidenti

Il meccanismo di X Factor è basato sulla rivalità, essendo una gara. Questo permette al pubblico di affezionarsi al talent e ai suoi protagonisti. Personalmente penso che la musica non sia rivalità. Quando, durante i “Bootcamp”, Emma ha dovuto effettuare lo switch che mi ha permesso di sedermi su una delle cinque seggiole che avrebbero poi portato alla “Last Call”, ha fatto alzare un mio collega, Will. Lui secondo me era uno dei più bravi. Era uno dei miei preferiti del gruppo “Under Uomini”. Ci sono rimasto male proprio perché lo stimavo senza rivalità alcuna. Certo, quella sera avrei potuto non convincere il giudice e invece l’ho fatto ma, ribadisco, Will era molto bravo e mi è dispiaciuto moltissimo.

E quando è toccato a te lasciare il talent?

Chiaramente mi è dispiaciuto moltissimo ma, anche in quell’occasione, da parte mia non c’è stata alcuna invidia. Penso che l’invidia non porti da nessuna parte ma che sia un male che ti logora dentro e ti fa sentire perennemente insoddisfatto dando la colpa agli altri delle tue indecisioni o sconfitte.

Da qualche giorno è in rotazione radiofonica un tuo nuovo singolo il cui titolo è profetico, “Ricominciamo da qui”

A me piace moltissimo immedesimarmi negli altri e la musica è lo strumento che uso per farlo. Racconto non solo le storie che mi riguardano perché penso che uno dei compiti dell’artista sia capire anche le emozioni che provano gli altri e quindi debba raccontare anche ciò che lo circonda. Il brano è dedicato a una delle mie sorelle. Ho deciso di immortalare un particolare momento della sua vita, come fa una fotografia. Immortalare un attimo per poterlo rivivere nel tempo e di nuovo suscitare le stesse emozioni. Ho voluto fare la stessa cosa con la musica perché è molto potente ed evocativa.

Roccuzzo – Ricominciamo da qui

Cosa ti manca della Sicilia nel profondo nord in cui vivi?

Mi manca tutto. Innanzitutto il mare, i suoi colori, il suo odore, il suo senso d’infinito. Mi mancano le signore che si affacciano dal balcone e ti guardano cercando di non far notare che lo fanno. La Sicilia è una terra piena di amore e mi manca il suo calore e non vedo l’ora, pandemia permettendo, di tornarci per potermi rigenerare. Mi manca il cibo, quello che preparava mia nonna.

Cosa ti manca in particolare?

Tutto. Anche se in famiglia qua al nord continuiamo a preparare i piatti della tradizione siciliana, alcune cose sono impossibili da preparare e non avere lo stesso sapore. Potrei parlarti dei cannoli ma anche delle arancine o del pistacchio di Bronte, un’eccellenza siciliana.

Ma tra una canzone e l’altra, nella vita di Roccuzzo, che posto ha l’amore?

Al momento sono completamente focalizzato sulla musica. Sono una persona molto sensibile ed emozionabile ma, in questa fase della mia vita, non ho voglia di vivere una storia che sia in secondo piano rispetto ai miei interessi. Ho davanti a me una serie di obiettivi che ho il bisogno di raggiungere. E’ chiaro che se però dovesse arrivare la storia della mia vita mi ci butterei dentro a capofitto, ma per il momento non è ancora successo e non avrei gli “occhi” giusti per riconoscerla.

Come t’immagini tra dieci anni?

Ho dentro di me un desiderio grandissimo, un sogno che vorrei che si realizzasse, magari anche prima di dieci anni. Vorrei poter girare tutti i teatri d’Italia, dal più piccolo al più grande. Mi sono sempre piaciuti i teatri, l’aria che si respira su quei palcoscenici. Sono un interprete di musica “sentimentale” e credo che il teatro sia il posto adatto per potermi raccontare anche per usare la magia di quello spazio.

Chi ti segue in questo momento artistico?

In questo momento sono seguito dalla mia etichetta discografica, Bit Records, con Mauro Vai. Mi supporta anche un team di produzione che mi segue passo passo, sia per quello che riguarda la scrittura sia per quello che riguarda l’interpretazione dei brani andando a scavare sui contenuti delle parole, sono la Squadra Roma d’Arte diretta da Danilo Amerio, cresciuto alla scuola di Giancarlo Bigazzi, pietra miliare della canzone italiana.

Giovedì 22 ottobre scorso hai dovuto abbandonare il percorso di X Factor

Si e a questo proposito vorrei precisare alcune cose. Nei social si è scatenata una vera e propria bufera nei confronti di Emma, il giudice che ha deciso di non portarmi ai “Live”. Nei giorni scorsi alcune testate giornalistiche hanno scritto che io avrei scatenato il mio ufficio stampa contro Emma ma, come ho detto in un mio post: “la ringrazio e non sono risentito”. Cerco di capire le sue decisioni, ovviamente sono deluso perché non ti nego che avrei voluto continuare, ma ognuno fa il proprio lavoro e la vita va avanti, quindi va bene così.

Il mio “centro” è la musica e ricomincerò proprio da quella “fragilità” che ha convinto Emma a non farmi continuare il percorso facendone la mia forza.