Vittorio Teresi, già sostituto alla Procura di Palermo e Pubblico Ministero del processo sulla trattativa ‘Stato-mafia’, parla delle stragi del ’92 e ’93

Ai microfoni dell’emittente palermitana RTA – Radio Tivù Azzurra, ieri il dottor Vittorio Teresi intervistato da Roberto Greco, ha parlato della strage di via D’Amelio. Il dottor Teresi, già sostituto alla Procura di Palermo e Pubblico Ministero del processo sulla trattativa ‘Stato-mafia’, oggi è in pensione.

“La mafia spesso agisce come un’agenzia di servizi. Si mette a disposizione di chi ha bisogno per fare il lavoro sporco. Fa il braccio armato di quelle teste che invece pensano alle cose da fare e che però non hanno il supporto sul territorio per poterle portare a compimento” ha dichiarato il dottor Teresi e ancora “Nel caso delle stragi del ’92 e del ’93 si è trattato di azioni militari complesse che abbisognavano delle intelligenze degli addetti ai lavori e non tutte queste intelligenze potevano militare all’interno di ‘cosa nostra’. Hanno avuto assistenza sulle modalità di piazzamento dell’esplosivo, sia per Capaci che per via D’Amelio, sulla quantità di materiale da usare, sul tipo di telecomando, sulla distanza in cui il telecomando avrebbe avuto sicuramente la forza del segnale per fare esplodere la carica”.

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“Erano diversi tra loro – dice il dottor Teresi parlando dei magistrati Falcone e Borsellino – molto amici tra loro però differenti. Li ho conosciuti durante il mio tirocinio. Due personaggi che incutevano una grande soggezione per il loro rigore, per la loro serietà, per la loro capacità di ‘macinare’ lavoro. Notai però la differenza. Giovanni era una persona molto seria che incuteva soggezione, Paolo invece molto più alla mano, molto più spiritoso, che cercava e provocava la battuta, che ti prendeva in giro. Paolo era una persona con la quale era più facile sentirsi a proprio agio”.